Continuano ad arrivare testimonianze che arricchiscono il Diario della Quarantena pubblicato su Astigiani di giugno che ne contiene già più di 130. Chi volesse aggiungere il suo contributo al Diario può ancora farlo scrivendo a info@astigiani.it. Si prega di indicare nome cognome, attività e non superare le 2500 battute. Ricordiamo che Astigiani,”speciale pandemia”, è in tutte le edicole dell’Astigiano e nelle principali librerie.
Cosa ci ha insegnato questa pandemia?
Simone Vaccaro
Operatore volontario presso la Fondazione Centro Studi Alfieriani
Non è facile dire se questa pandemia, con tutti i suoi annessi e connessi, ci farà diventare peggiori di prima o, di contro, più consapevoli e responsabili, in una parola, migliori. La crisi che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo e che, presumibilmente, saremo costretti a fronteggiare ancora per un lasso di tempo allo stato dell’arte indeterminato, cosa ci ha dimostrato?
Probabilmente nulla. E questo non è pessimismo; è un invito a ripensare a cosa ci abbia mostrato, a quale realtà alternativa ci abbia spinto a immaginare. Ci ha mostrato la dignità del lavoro, l’importanza sociale del lavoro e dei lavoratori; dell’alleanza tra comparti nella pluralità degli attori; la necessità di una armonica polifonia, di una collettività sin-ergica, che sincronizzi le forze per viversi come comunità, come autentica società.
E che tutto ciò non sia stato concretizzato, che non abbia trovato piena corrispondenza, che non sempre le regole siano state rispettate e che la reciprocità della responsabilità sia in alcune circostanze venuta meno, non ci può far propendere per un incattivimento collettivo; così come riconoscere le mancanze di questi giorni non può tramutarsi nella prospettiva di una catartica palingenesi dell’umanità. Questa pandemia e il lockdown conseguente non hanno dimostrato nulla.
L’enormità dell’Evento ci ha, difatti, mostrato la difficoltà della dimostrazione: per dimostrare si richiede competenza, tenere tra le mani lo sviluppo logico degli avvenimenti, prevederlo. Questo Evento che ha interrotto la nostra catena sociale, di forza spezzata per infrangere la ben più efficiente catena epidemica, nella sua soverchiante imprevedibilità ci ha spiazzati ponendoci al cospetto della più assoluta dinamite: il tempo. La quarantena ha costretto miliardi di persone al (non) scorrere del tempo, perfettamente frazionato dagli impegni quotidiani: scuola, lavoro, sport, tempo libero (che occupa pur sempre tempo!).
Abbiam provato il peso del vuoto (dell’Eternità? I vivi non possono reggere l’Eterno; il piccolo scotto da pagare per essere-vivi…): l’uguaglianza di tutti i giorni. Eppure il tempo scorre; per questo ci chiediamo: “cosa abbiamo imparato da questa pandemia”?
Presto per dirlo; lo scorrere del tempo, ne abbiamo avuto contezza, è bizzarro: a volte prosegue, a volte torna indietro; eccezionalmente si ferma. Impareremo domani o dopodomani, quanto abbiamo appreso oggi, immersi nella crisi coronavirus.