Le “amate stanze” evocate nel libro sono quelle varcate durante i colloqui immaginari fra l’autrice e una studentessa di Kyoto, ad Asti per un soggiorno di studio, laureata su un classico della nostra letteratura, Vittorio Alfieri. Durante i quotidiani incontri, dal primo a Palazzo Alfieri, cantiere di un museo in attesa di riapertura, ai successivi in altri luoghi di cultura della città, si delinea un viaggio ideale attraverso le case di autori diversi: da Alfieri a Goethe e Schiller; Wagner e Liszt; Andersen e i fratelli Grimm; Puccini e Pascoli; Verdi e Manzoni; per approdare infine ancora a Palazzo Alfieri. Le case, testimoni di vita, si identificano di volta in volta con la biblioteca, il salotto, il giardino, il teatro, la tomba. Lo “sguardo da lontano”, in prospettiva, della giovane apre un orizzonte più ampio di Europa della cultura, in cui tentare di far cadere i confini.